PCVOA (Ostia Antica)

La prima edizione

new

Le attività sono state realizzate, in questa prima edizione, all’interno del borgo, allo scopo di renderlo il cuore pulsante di un viaggio crossmediale fatto di podcast, realtà aumentate, interazioni, giochi multimediali, integrazioni testuali e multimediali, spettacoli, in un viaggio eterno come lo è la storia della città, che si è snodato nel corso di una narrazione suggestiva che si è avvalsa di spettacoli scelti e/o pensati apposta per il borgo e per l’oggetto della proposta: spettacoli ambientati nell’antica Roma (“Aulularia”, “Anfitrione”, “A.D.E.”), spettacoli itineranti atti a raccontare, mostrare, esaltare il borgo nella sua interezza rendendolo protagonista attivo della vicenda (“II Mercante di Venezia”, “Artefatti”), spettacoli classici di epoca medioevale o rinascimentale (ad esempio, le messe in scena Shakespeariane “Romeo e Giulietta”, “All hail Macbeth” e la “Bisbetica Domata”, “Cyrano Station”, “Raccontami Shakespeare”), classici internazionali ambientati in epoca ottocentesca, trasposti dall’Inghilterra a Roma (“L’importanza di chiamarsi Ernesto”), scritture originali ambientate a Roma in epoche relativamente recenti, nel caso di specie la Seconda guerra mondiale (“Celeste”).

Lo scopo è stato quello di utilizzare il teatro mescolando spettacoli itineranti a spettacoli statici, esaltando luoghi e ambienti diversi del borgo, lavorando su ambientazioni e linguaggi diversi al fine di esaltare le potenzialità di un contesto meraviglioso e scenograficamente poliedrico e offrire un’offerta artistica di qualità e di grande attrattiva caratterizzata, per altro, da una grande varietà di contenuti.



I luoghi

new

Lungo via dei Romagnoli, di fronte l’area archeologica degli Scavi di Ostia Antica, sorge il borgo rinascimentale di Ostia Antica, di origine medievale. Sin dalla tarda antichità (IV-V secolo d.C.) l’area ospitò la necropoli della comunità cristiana di Ostia, nata dove la tradizione poneva le tombe di alcuni martiri. Tra questi spiccava Santa Aurea, nobile fanciulla perseguitata all’epoca dell’imperatore Claudio il Gotico (268-270 d.C.) e alla quale fu dedicata una prima basilica cimiteriale poi restaurata nell’VIII secolo. Il Borgo, estremo rifugio della residua popolazione ostiense, fu trasformato da Papa Gregorio IV (827-844) in una cittadella fortificata, detta appunto “Gregoriopoli”. Nel 1400 Papa Martino V fece edificare un torrione cinto da un fossato a guardia del Tevere. In seguito, per controllare le vicine saline e i traffici commerciali sull’ultimo tratto navigabile del fiume, il cardinale Guglielmo d’Estoutville, vescovo di Ostia dal 1461 al 1483, ripristinò la cinta muraria della Gregoriopoli e fece erigere al suo interno tre file di case a schiera, tuttora abitate.

Gli appuntamenti

new

Il mercante di Venezia

Produzione: Opificio03

Lo spettacolo è una riduzione una riduzione agile a 6 personaggi in chiave itinerante, tratta da Il mercante di Venezia di William Shakespeare, una delle commedie più celebri e amate dal pubblico. Lo spettacolo tratta l’intera vicenda dai punti di vista di Antonio, Porzia, Graziano, Nerissa, Shylock, Bassanio. Una delle opere più complete, complesse e rappresentate del Bardo diviene così occasione per animare e valorizzare borghi e luoghi d’arte e cultura, come già avvenuto lo scorso anno nel borgo di Orte (VT) o nel palazzo Pignatelli di Lauro (AV).

Artefatti: Fatti d’arte in luoghi da sballo

Produzione: Il Demiurgo

Dopo aver debuttato in alcuni dei luoghi più belli della Campania (e non solo) come la Reggia di Portici e il castello Lancellotti di Lauro, il parco dell’Appia Antica diventa teatro d’eccezione per le storie del genio ribelle Caravaggio, per i tormenti di Isabella Croys, per il genio di Leonardo Da Vinci, per l’estasi di Michelangelo Buonarroti. Luoghi da sogno per le storie di artisti meravigliosi. Ma di essi non si racconterà soltanto l’estro creativo: si scaverà nel cuore degli uomini e delle donne, nelle loro emozioni. Perché i geni sono archetipi, e raccontandoli raccontiamo anche noi stessi, con le nostre fragilità e le nostre debolezze. Artefatti dunque non sarà solo un viaggio nell’arte e nelle opere di alcune delle personalità più geniali della Storia dell’Arte ma anche l’occasione per conoscere gli uomini, e le donne, che si celano dietro l’artista.

All hail Macebth

Produzione: Opificio03, Il Demiurgo

All Hail Macbeth nasce dal desiderio di narrare le vicende trattate nella Scottish play mediante le parole di un solo personaggio, Macbeth stesso, cercando di sviscerare, per quanto ancora possibile, aspetti della sua personalità che, ad una visione sommaria della tragedia, potrebbero risultare poco comprensibili o non del tutto approfonditi. Egli, infatti, come tutti i personaggi shakespeariani, del resto, è una parziale ma vivida rappresentazione delle molteplici facce dell’animo umano, è un uomo abile nel pensiero almeno quanto con la spada. Lo spettacolo desidera indagare l’ingarbugliata psicologia del protagonista dell’opera, analizzando i pensieri che lo spingono a compiere le sue azioni molto spesso irreparabili e di conseguenza catartiche, e rivelando anche aspetti molto più confidenziali e intimi di un uomo che, prima di essere un ambizioso sovrano, è senza ombra di dubbio un semplice soldato tormentato dal fardello di una vita trascorsa in battaglia.



A.D.E.

Produzione: Liberaimago

Cos’è l’Alcesti? Una tragedia? Un dramma – poi definito ad hoc – prosatiresco? Questa indefinitezza di genere che ancor oggi dà vita ad una interessante diatriba tra storici e studiosi, è il punto di partenza o il pretesto per sconvolgere il testo di Euripide, per provocarlo, asciugando ai raggi del tempo i rapporti epici tra i protagonisti, portando all’interno della perversa scatola del dramma borghese ciò che resta di un giorno di lutto. La riscrittura, che determina una lingua nuova la cui cornice è un coro antico, non appartiene e forse troppo appartiene ai pensieri di un marito, una moglie, un padre, un amico, rendendo tutto un tiepido A.D.E.    Cosa accadrebbe, se crollasse la struttura che determina la tragedia classica greca?  Se Apollo fosse troppa vita/dramma, e Tanato troppa morte/tragedia? Se Alcesti prima d’essere un’eroina classica, fosse una moglie ormai stanca e affetta dal “morbo” dell’abitudine? Se Admeto fosse un marito, un figlio, un amico “mite” e “temperato”? Cosa accadrebbe se Eracle prima d’essere Eracle, fosse un amico pentito di un torto?     Cosa accadrebbe se un padre, un nonno, un suocero fosse spietato nella sua vecchiaia?  Cosa accadrebbe se, invece di un primo posto, si cercasse, per riparare, di vincere il “secondo premio in palio”? Di quell’edificio tragico, resterebbe soltanto un dramma borghese. Che rappresenta la vita nei suoi aspetti dolorosi e in quelli lieti, concomitanti, con fine positivo. O meno.

Anfitrione

Produzione: Opificio03

La vicenda di Anfitrione è tra i miti antichi più ripresi in età moderna: valoroso condottiero e sposo felice di Alcmena, l’eroe è vittima di un inganno perpetrato da Giove, che ne assume le sembianze per sedurne la sposa e generare con lei il semidio Ercole. Quando nel 1668 Molière scrive la sua versione del mito al tema plautino del doppio e dello straniamento che questo provoca negli sfortunati personaggi che lo vivono, il celebre commediografo francese affianca quello dell’adulterio che tanta ilarità suscitava nel mondano pubblico della Parigi del suo tempo. La commedia degli equivoci e degli inganni, incentrata sul «furto di identità» diventa un’occasione per ridere dei meccanismi dell’amore e delle sue insidie. La messa in scena di Opificio03, alleggerendo il testo molieriano senza snaturarlo, esalta il meccanismo comico tramite lazzi e gags che si ispirano alla commedia dell’arte e al clown teatrale, creando uno spettacolo dal ritmo serrato che mira a divertire ed incantare il pubblico.

La bisbetica domata

Produzione: Il Demiurgo

Altro classico Shakespeariano targato Il Demiurgo immaginato per borghi o luoghi d’arte e cultura, che affida il ruolo di Petruccio a Mario Autore, attore giovanissimo ma già arcinoto al grande pubblico, così come evidente dall’ultima esperienza, targata Rai, de I Fratelli De Filippo dove, diretto da Sergio Rubini e accanto a Giancarlo Giannini, ha recitato nel ruolo da protagonista, quello di Eduardo De Filippo. 



Aulularia

Produzione: M&N’s 

Commedia di Plauto, prodotta da M&N’s e diretta da Nicola Le Donne. Il vecchio Euclione ha scoperto sotto terra nella sua abitazione una pentola piena d’oro, nascosta da suo nonno, e vive nel costante terrore che gli venga sottratta. Sospetta, tanto per cominciare, della sua vecchia serva Stafila. Anche quando il suo ricco vicino Megadoro – su consiglio di sua sorella Eunomia – viene a chiedergli in sposa la sua figlia Fedria, Euclione sospetta che si tratti di una manovra per scoprire il suo oro; alla fine però accetta, precisando che Megadoro prenderà Fedria senza dote e pagherà tutte le spese della festa di matrimonio, prevista per il giorno stesso. Euclione non sa che sua figlia è stata violentata da Liconide, figlio di Eunomia e quindi nipote di Megadoro; è rimasta incinta, e Liconide vorrebbe sposarla. Intanto è arrivato Congrione, il cuoco chiamato per cucinare il banchetto nuziale, e Euclione, sentendolo più volte pronunciare la parola “pentola”, pensa che sia un ladro e lo malmena, ma poi si rende conto della paranoia e lo lascia continuare a cucinare. Per sicurezza, però, Euclione decide di spostare la pentola d’oro nel tempio della dea Fede. Strobilo, servo di Liconide, vede Euclione nascondere la pentola e fa per prenderla, ma prima che possa farlo Euclione ritorna in scena, perquisisce Strobilo e poi decide di spostare la pentola nel bosco sacro al dio Silvano; questa volta il servo, che l’ha seguito anche lì, ruba la pentola e la nasconde in casa di Megadoro. Liconide, intanto, con l’aiuto della madre Eunomia, ha spiegato a suo zio Megadoro la situazione ed ha ottenuto il consenso a chiedere in sposa Fedria. Quando va a parlare con Euclione, tuttavia, il vecchio è disperato perché si è accorto della sparizione della pentola, e tempesta di domande Liconide, il quale pensa che il vecchio stia parlando di sua figlia e della sua gravidanza. Strobilo, poi, offre la pentola a Liconide, cercando di comprarsi la libertà; qui il testo plautino si interrompe bruscamente. nel XV secolo l’umanista Urceo Codro sentì il bisogno di darle il finale che poi è diventato classico. La fama dell’Aulularia era molto ampia anche nel Seicento, sicché l’autore Molière si ispirò a questa commedia per L’avaro.

Cyrano Station

Produzione: Liberaimago

L’amore vive tra i versi dei poeti. Sui guanciali del loro risveglio. E se l’amore fosse la mera invenzione di un dio beffardo, un bluff, un modo per riempire pagine di libri, appesantire tavole di palcoscenico, giustificare torbidi di stomaco? Se fosse solo “parola”, o… semplicemente menzogna? Insomma, se l’amore esistesse solo nella voce di chi, capace di raccontarcelo, ce lo facesse intendere vero e/o plausibile? Allora immaginiamo dei poeti, indossare le vesti di un guascone, e iniziare un viaggio, con tanto di fermate e capolinea. Virtuosi della parola, dall’inchiostro sopraffino, duelleranno in singolar tenzone a colpi di puntuta stilografica. E poi un naso, grosso, “maledetto”; testimone di un amore impossibile ma terribilmente reale, emblema letterario della menzogna, ma anche rivelatore di verità. Cyrano station è un’ispirata passeggiata tra le righe, i racconti, i versi di poeti profondamente innamorati o, forse, tremendamente bugiardi.

L’importanza di chiamarsi Ernesto

Produzione: Il Demiurgo

Che il nome che portiamo sia importante lo sappiamo bene ma lo ha meglio sottolineato Oscar Wilde nella sua divertente quanto dissacrante commedia teatrale “The Importance of Being Earnest”, nome che significa “onesto” ed Ernest onesto non lo era affatto. È una delle commedie più rappresentate di sempre quella partorita dal genio di Oscar Wilde: la storia, intrisa di ironia e sarcasmo, scorre con ritmo incalzante dalla prima all’ultima battuta, traversando equivoci e scambi di identità fino al classico lieto fine e mette alla berlina la rispettabilità artefatta della Londra vittoriana attraverso dialoghi brillanti, surreali e provocatori.



Romeo e Giulietta

Produzione: Il Demiurgo

Lo spettacolo è stato realizzato da Il Demiurgo per la prima volta nel 2016: uno spettacolo concepito come omaggio a William Shakespeare in occasione del quattrocentesimo anniversario dalla sua morte. In quella occasione lo spettacolo fu immaginato come spettacolo da ambientarsi in chiave interattiva in borghi o ampi spazi non teatrali, e portato in scena in una fortunata tournée in splendidi scenari, tra cui i borghi laziali di Civita di Bagnoregio ed Orte, la Reggia di Caserta, l’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere. 6 anni dopo lo spettacolo è stato rimesso in produzione, con le scene di Filippo Stasi, tra gli scenografi più promettenti del momento, già collaboratore di registi importanti e affermati, la regia di Franco Nappi e un cast giovanissimo ma già noto al pubblico teatrale, che assegna i ruoli da protagonista ad Alessandro Balletta e Roberta Astuti, reduci dalle esperienze con due splendidi sodalizi: rispettivamente con le “coppie” Eros Pagni/ Luca De Fusco e Oztepek/ Pannofino in tournée nazionali. Lo spettacolo prevede interazione col pubblico e centralità dei luoghi e del borgo, in uno schema parzialmente itinerante in cui il pubblico indossa una maschera e possiede un invito per la festa dei Capuleti, nella quale Romeo e Giulietta si conoscono. Il borgo viene esaltato, diventando centrale nella narrazione, che di volta in volta viene ambientata nel borgo prescelto e lo eleva a vero e proprio protagonista della vicenda. Si tratta di una prima nazionale della nuova messa in scena.

Celeste

Produzione: Liberaimago

Nel 1925 a Roma, nel Ghetto ebraico, nacque da Settimio ed Ersilia, Celeste di Porto. Non si sa molto di lei, ma alle cronache, su qualche articolo di giornale, qualche ancor non troppo logora memoria tira fuori questa vecchia, impolverata ma spietata storia. La storia della “pantera nera”. Di quella bellissima e fatale ragazzina di diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto romano ad opera dei tedeschi guidati da Kappler, decide di diventare una delatrice. Di vendere gli ebrei. I suoi correligionari. Inizia così un vero e proprio periodo buio per gli ebrei del ghetto italiano; coloro i quali venivano “salutati” con un cenno della mano da colei la quale era riconosciuta come una delle più belle ragazze di Roma, non aveva scampo. Per ogni “capo”, lei guadagnava cinquemila lire. E non importa se a finire nelle mani delle camicie nere fossero donne, bambini o uomini. No. La “pantera nera” era indifferente al genere, alle età. Solo la sua famiglia doveva essere risparmiata. Ma il padre non riuscì a portare questo enorme peso sulla coscienza, e si consegnò alle SS. I fratelli, tra cui Angelo, tanto amato, la rinnegarono. Solo la madre continuò a volerle bene.

Raccontami Shakespeare 

Produzione: Cercamond 

1807. Londra. Charles e Mary Lamb pubblicano “Tales from Shakespeare”, una raccolta di racconti in cui i drammi shakespeariani vengono stravolti e riscritti in forma narrativa. Ma, come spesso accade, dietro alle pagine stampate c’è molto di più. Lei è una persona geniale. Brillante, schietta e vivace, ha la colpa di essere una donna straordinaria e dalla prorompente femminilità in un mondo per soli uomini, Lui è un contabile della East India Company, ma è innanzitutto un poeta e saggista, uno scapolo ironico e melanconico. E proprio la melanconia, un sentimento all’epoca sconosciuto, lo costringe a un anno di manicomio. Poco dopo il suo ritorno alla normalità la sorella, presa da un raptus di follia, pugnala a morte la madre. Isolato da tutti per sua stessa volontà e per proteggere la sorella dall’esperienza orribile che lui stesso aveva vissuto, Charles aiuterà Mary, vittima della sua malattia, a evadere da quel macabro scenario di vita attraverso la dedizione al teatro, al gioco e alla scrittura. E nascerà così il loro capolavoro. Note di regia Abbiamo scelto di fare un lavoro di ricerca su due personaggi storici, realmente esistiti, perché partendo dalla loro opera abbiamo tratteggiato dalle loro parole due caratteri moderni e affascinanti, le cui battaglie sociali e artistiche risultano ancora oggi attuali e necessarie. In un dialogo evocativo e insieme ironico, alternato a momenti di narrazione durante i quali i più celebri personaggi shakespeariani vivono tramite la voce e i sentimenti di due fratelli affettuosi e disperati, “differenti” da chiunque li circondi, e per questo vicini all’intimità di ciascuno di noi, assisteremo a una spietata e comica storia dalle tinte gotiche, che diventa occasione di denuncia contro un sistema educativo antiquato, contro un teatro autoreferenziale, contro una deriva sociale che ha come suo stesso motore la discriminazione del più debole e del diverso. Il loro “Tales from Shakespeare”, del resto, è un’opera sovversiva e appassionata, nella sua semplicità, che si azzarda a infilare la penna lì dove nessuno aveva mai osato, Perché è necessario rinnovare la tradizione, e per farlo bisogna inevitabilmente passare dal tradimento. Lo spettacolo è andato in scena lo scorso anno al Roma Fringe Festival.

 

  • Visite guidate all’interno del Borgo e della Cattedrale di Santa Aurea a cura della Dott.ssa Elisa Zappacosta.
  • 2 visite guidate teatralizzate: “Un giorno in compagnia di William Shakespeare” e “Roma: dall’antichità alla Seconda guerra mondiale”.
  • Applicazione per la realtà aumentata e contenuti multimediali denominata “Ostia Experience”.
  • 3 podcast originali: “La storia di Ostia Antica”, “La storia del Borgo di Ostia Antica”, “Roma: storie, personaggi e misteri della Città Eterna”, “L’enogastronomia della Città Eterna: una mappa di sapori, odori e colori”.
  • 12 podcast dedicati agli spettacoli in cartellone.
  • 2 conferenze: “Il teatro classico e i festival in luoghi non teatrali” a cura di Lorenzo De Santis, “Quando i romani andavano a teatro” a cura di Silvia Ponzo. 
  • 2 workshop on demand: “Il teatro e il racconto del bello” e “Le nuove tecnologie multimediali per il racconto del teatro” a cura di Franco Nappi.